“Tutta Cuore e Cervello”

3° Convegno sulla Medicina di Genere della Fondazione “Carlo Besta”
Diventare mamma con la Sclerosi Multipla.
La Farmacologia di Genere

Pierluigi Zeli, Direttore Generale della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, e Pierfrancesco Majorino, Assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano hanno aperto i lavori del 3° Convegno sulla Medicina di Genere “TUTTA CUORE E CERVELLO”, promosso dal Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni (C.U.G.) della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Pierluigi Zeli, nel suo saluto introduttivo, ha sottolineato l’importanza dell’approfondimento proposto dal convegno perché: “Va nella direzione di una sempre maggior attenzione alla persona, in questo caso di genere femminile, oltre che alla patologia in sé. Lo studio delle diverse patologie e l’evoluzione della farmacologia prendono sempre di più in considerazione le specificità del paziente, anche partendo, ad esempio, dalla semplice considerazione che il funzionamento dell’organismo femminile è notoriamente diverso da quello maschile, ma questo convegno, giustamente, intende affrontare anche tematiche sociali legate alle difficoltà e agli ostacoli  che pazienti e loro famigliari sono costretti a superare nella vita di relazione”. Questa edizione ha focalizzato l’’attenzione sulla Sclerosi Multipla (SM), una patologia determinata dalla perdita di mielina del sistema nervoso a seguito di un’alterazione nella risposta del sistema immunitario, con la conseguente formazione di lesioni (placche) che  possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, determinando la sclerosi. Il convegno, in particolare, ha affrontato, da diversi punti di vista, il problema di come diventare mamma con la Sclerosi Multipla e dell’aiuto ad una scelta di maternità consapevole offerto al Besta. Ogni anno sono circa 1.800 le persone a cui viene diagnostica la Sclerosi Multipla, di cui più di 1.300  sono donne. Nel mondo, si contano circa 3 milioni di persone con SM, di cui 400.000 in Europa e circa 63.000 in Italia. La SM  è diagnosticata per lo più tra i 20 e i 40 anni e le donne risultano colpite in numero quasi triplo rispetto agli uomini. Si stima quindi che in Italia ci siano più di 40.000 donne affette da SM, 7.000 in Lombardia, di cui circa la metà nell’area metropolitana milanese… “Poiché la Sclerosi Multipla è una malattia che colpisce principalmente le giovani donne in età fertile o che hanno già costruito una famiglia – afferma Barbara Garavaglia, Presidente del C.U.G del Besta – è chiaro che la malattia  influenza non solo la persona che ne viene colpita ma, anche, coloro con cui convive” “ Alcuni sintomi della SM ad esempio, come la fatica, possono essere fonte di incomprensione o fraintendimento- dichiara Alessandra Solari, Neurologa del Besta – La fatica è spesso considerata come svogliatezza o come mancanza di interesse a fare insieme attività che prima si svolgevano normalmente. Ecco che la coppia entra in crisi, i figli non capiscono perché la mamma od il padre appaiono cambiati”.  “Anche la scelta se avere un figlio – ha spiegato Andrea Giordano, Psicologo della Fondazione Besta –   diventa difficile. Tante, infatti, sono le domande che mi sento rivolgere: Corro un rischio di mettere al mondo un figlio malato? Sarò in grado di prendermi cura di un figlio? Come curarmi in gravidanza? Posso curarmi in gravidanza e cosa rischia il feto? A tutte queste domande al Besta abbiamo cercato di rispondere realizzando un opuscolo, in collaborazione con l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), già collaudato con successo in Australia, per aiutare le pazienti con Sclerosi Multipla a fare una scelta consapevole di maternità”.  Altro tema affrontato ha riguardato la Farmacologia di Genere, con esempi di medicinali in commercio che funzionano diversamente e non sempre bene sulle donne.  “Il genere – ha sostenuto Simona Montilla dell’Agenzia Italiana del Farmaco – condiziona non solo la patologia, ma anche le terapie, e influenza sia il percorso dei farmaci all’interno dell’organismo umano sia il loro meccanismo d’azione. I farmaci, lipofili, ad esempio, che hanno una maggiore affinità per i lipidi, hanno un volume di distribuzione più ampio nelle donne a causa della presenza maggiore di grassi, circa il 25%,  nel corpo femminile rispetto a quello maschile. C’è anche, inoltre, il fattore peso: le donne pesano normalmente circa il 30% in meno degli uomini e quindi, a parità di dosaggio, la quantità di principio attivo che assumono in proporzione al peso è maggiore”. “Donne e uomini – ha continuato Montilla – possono rispondere diversamente ad alcuni tipi di farmaci. Esempio nell’ambito del trattamento dell’ipertensione, i farmaci calcio-antagonisti sembrano più efficaci nelle donne nel ridurre la pressione arteriosa; al contrario, gli ACE-inibitori sembrano in grado di ridurre significativamente la mortalità tra gli uomini, ma non tra le donne. Altro esempio: nella terapia della depressione, le donne sembrano rispondere meglio agli inibitori della ricaptazione della serotonina, mentre gli uomini trarrebbero maggiori benefici con gli antidepressivi triclici”.  Nonostante la differente risposta alle terapie farmacologiche e sebbene le donne consumino circa il 40% di farmaci in più rispetto agli uomini,in Italia, secondo i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la popolazione femminile è del tutto assente nelle sperimentazioni dei farmaci di Fase I, che servono a capire se le nuove molecole sono sicure e quale potrebbe essere il loro meccanismo d’azione, e quasi del tutto esclusa da quelle di Fase IV, cioè le analisi condotte sui pazienti dopo che il farmaco è stato messo in commercio. La mancanza di studi specifici sulle donne, soprattutto nelle fasi precoci della ricerca, produce due importanti conseguenze: non consente di misurare la reale efficacia dei farmaci rispetto ai diversi generi e può limitare la scoperta di farmaci specifici per le donne. Oggi negli USA le donne sono obbligatoriamente inserite nei trial clinici e la Food and Drug Administration americana (FDA) ha istituito un ufficio che si occupa specificamente della salute delle donne e della loro partecipazione agli studi. Ma qualcosa si sta muovendo anche in Italia. “Dopo l’insediamento nel 2007 presso il Ministero della Salute della ‘Commissione Salute delle Donne’ – ha detto Arianna Censi dell’Associazione Donne in Rete -, nel 2008 l’Istituto Superiore di Sanità ha dato avvio ad un progetto strategico incentrato sull’impatto delle terapie a seconda del genere, al fine di arrivare a cure più appropriate e ottenere risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale”. Nel corso dei lavori sono intervenuti: Roberta Amadeo, Past President, Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM); Arianna Censi, Consiglio Direttivo Donne in Rete; Paolo Confalonieri, Medico Neurologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Alessandra Erbetta, Medico Neuroradiologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Graziella Filippini, Medico Neurologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Roberto Furlan, Medico Neurologo, Unità di Neuroimmunologia Clinica Fondazione San Raffaele del Monte Tabor; Garavaglia Barbara, Presidente C.U.G., Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Andrea Giordano, Psicologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Renato Mantegazza, Medico Neurologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Simona Montilla, Agenzia Italiana del Farmaco; Rosetta Pedotti, Medico Neurologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta; Emilio Portaccio, Medico Neurologo, AOU Careggi – Firenze, Alessandra Protti, Medico Neurologo, Ospedale Niguarda Cà Granda; Silvana Simi, Rappresentante Italiana del Cochrane Consumer Network, Istituto di Fisiologia Clinica, Consiglio Nazionale delle Ricerche; Alessandra Solari, Medico Neurologo, Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta