Una persona su due in cura per ipotiroidismo soggetta al rischio di interazione tra farmaci che ne ridurrebbero l’efficacia

MILANO – In Italia si stima, secondo l’indagine DOXA, che l’ipotiroidismo colpisca oltre 5 milioni di persone, prevalentemente donne, che possono trovare rimedio al loro disturbo con la levotiroxina, il farmaco che sostituisce l’ormone naturalmente prodotto dalla tiroide. “La cura con levotiroxina, oltre ad assicurare la giusta dose di ormone tiroideo e, conseguentemente, il miglior funzionamento dell’organismo, riduce anche il rischio cardiovascolare, presente già nelle primissime fasi di ipotiroidismo subclinico, cioè non evidente e diagnosticato”, dice Salvatore Benvenga, ordinario di Endocrinologia all’Università di Messina(*). Che aggiunge come, tuttavia, ciò possa essere compromesso “da errate modalità d’assunzione del farmaco o dal consumo di bevande, o di farmaci e integratori alimentari che riducono l’assorbimento intestinale della levotiroxina. Un’attenzione particolare deve essere posta, ad esempio, all’assunzione di fibre alimentari. La levotiroxina, che deve essere presa la mattina a digiuno, in molte persone non viene assorbita correttamente se ciò avviene insieme al caffè o al succo di pompelmo, alimenti tipici della prima colazione. Esistono, inoltre, molti farmaci che riducono l’assorbimento intestinale della levotiroxina, tra questi spiccano gli antiacidi, comunemente utilizzati per disturbi alla digestione, l’ulcera o il reflusso gastroesofageo, come gli inibitori di pompa protonica e quelli a base di sucralfato. Alcuni di questi problemi di malassorbimento possono essere superati dalla nuova formulazione di levotiroxina in soluzione orale che, essendo già dissolta e pronta per l’assimilazione, mostra buoni risultati rispetto alla classica compressa”, spiega Benvenga.

Che il problema sia tutt’altro che marginale lo dimostrano alcuni dati che lo stesso Benvenga, insieme a un gruppo di medici di medicina generale della provincia di Messina, ha presentato al recente congresso nazionale della Società italiana di medicina generale (SIMG). Su 11.000 assistiti, circa il 7% era in cura con levotiroxina e la metà (pari al 3,5 del totale) prendeva anche inibitori di pompa protonica, da soli o in associazione ad altri antiacidi, o altri farmaci che interagiscono proprio con l’assorbimento della levotiroxina.

“Questi dati sono confermati dal Rapporto Health Search di SIMG – aggiunge Gerardo Medea, responsabile area metabolica della società scientifica della medicina generale. Tra i nostri assistiti le persone con ipotiroidismo rappresentano già oggi una quota importante, 1 su 20, e l’ipotiroidismo è una tra le più abituali cause di contatto con il medico di famiglia”.

Dal rapporto emerge la frequente associazione tra ipotiroidismo e malattie del tratto gastrointestinale, avvalorata dal ricorso a farmaci antiacidi quali inibitori della pompa protonica, carbonato di calcio, idrossido di alluminio e magnesio, sucralfato che arrivano ad essere prescritti al 65% degli ipotiroidei: al  30% circa per i soli inibitori di pompa protonica.

Anche i dati Health Search confermano che tra antiacidi e levotiroxina non c’è un buon rapporto. Infatti, nel 58,1% delle persone in cura con levotiroxina, associata a inibitori di pompa protonica o altri farmaci antiacidi, negli ultimi due anni si è resa necessaria una modifica del suo dosaggio oppure l’esame del TSH – che misura l’efficacia dell’azione della levotiroxina – è risultato fuori dai parametri di normalità. “Nel nostro studio, la concentrazione di TSH è aumentata di quasi il 200% rispetto alla concentrazione misurata nel periodo in cui i pazienti assumevano soltanto la levotiroxina” precisa Benvenga.

Vista la diffusione dei problemi del tratto gastrointestinale, il corretto dosaggio della levotiroxina  può quindi diventare una criticità importante anche per il medico di famiglia, con un carico di lavoro aggiunto per ognuno di noi”, dice Medea.

Sappiamo – conclude Benvenga – che per la cura dell’ipotiroidismo ci sono alcune semplici indicazioni che vanno memorizzate: la levotiroxina deve essere presa con acqua a stomaco vuoto, 1 ora prima di colazione, ma in una minoranza di persone questo intervallo deve essere persino più ampio; alcuni farmaci interferiscono con l’assorbimento intestinale della levotiroxina e per molti i tempi e le modalità di assunzione dell’una e degli altri mal si conciliano con le abitudini di vita. In tutti questi casi la formulazione di levotiroxina soluzione orale, riesce a ovviare al problema del malassorbimento. Questa nuova formulazione è già stata testata – dal nostro gruppo di ricerca – nei pazienti con malassorbimento causato vuoi da inibitori di pompa protonica o da causa ignota con esiti positivi, garantendo risultati tangibilmente migliori rispetto alla compressa.”