Cancro alla tiroide, sospensione ormonale causa gravi disturbi ma solo al 37% è stata offerta l’alternativa dell’rhTSH

TiroideNegli studi scientifici sul cancro alla tiroide poche volte vengono prese in considerazione le necessità psicosociali dei pazienti. Per tale motivo, la Thyroid Cancer Alliance,un’associazione di pazienti e sopravvissuti al tumore, ha sviluppato un questionario che è stato compilato da circa 2400 malati ed ex pazienti in 40 paesi del mondo tra cui l’Italia, grazie al supporto di Genzyme.
Il sondaggio, i cui risultati sono stati pubblicati recentemente su Hormones, rappresenta il più vasto finora e ha affrontato diversi punti, tra cui l’impatto del cancro alla tiroide sulla vita dei pazienti, le differenze negli standard di cura nei diversi paesi e le possibili strategie volte a migliorare le cure attuali.
La grande maggioranza degli intervistati (85 per cento) ha dichiarato di non aver ricevuto, al momento della diagnosi, alcun tipo di supporto psicologico o di informazione chiara riguardo alla malattia e alle cure disponibili e di essersi pertanto rivolta ad altre fonti, prima tra tutte internet, seguita da depliant informativi di organizzazioni dedicate, gruppi di pazienti, libri, medici di famiglia e conoscenti. Inoltre, più di un quarto dei partecipanti, soprattutto in Canada, Regno Unito e Francia, ha aspettato 4 o più settimane per ottenere la prima visita presso un medico specializzato.

Quasi tutti i partecipanti hanno subito una o più operazioni chirurgiche al collo e le complicazioni menzionate più frequentemente sono state ipocalcemia (40 per cento), problemi alla voce (35 per cento) e difficoltà a muovere il collo (27 per cento). L’84 per cento degli intervistati si è sottoposto a terapia con iodio radioattivo e, tra questi, l’80 per cento ha riportato effetti collaterali nel periodo immediatamente successivo al trattamento, tra cui alterazione del gusto, dolore e nausea.
L’80 per cento dei pazienti sottoposti a terapia con iodio radioattivo ha sospeso l’assunzione degli ormoni tiroidei e spesso sono stati riportati sintomi di ipotiroidismo, tra cui debolezza (99 per cento), incapacità di concentrazione (76 per cento) e depressione (54 per cento).

L’ormone rhTSH (ormone stimolatore della tiroide ricombinante) è stato offerto come alternativa al 37 per cento dei partecipanti e ha permesso una netta riduzione degli effetti collaterali: nel 13 per cento dei casi è stata riportata debolezza, nel 12 per cento mal di testa e nel 9 per cento nausea e, tra i pazienti che hanno espresso una preferenza, l’87 per cento ha favorito l’rhTSH, il 3 per cento la sospensione degli ormoni e il 10 nessuno dei due.
La parte successiva del sondaggio riguardava infine gli aspetti più difficili da affrontare e i suggerimenti per migliorare le cure attuali. Il 24 per cento degli intervistati ha nominato come gli aspetti più duri da affrontare il momento della diagnosi e il 22 per cento l’incertezza per il futuro,  mentre il 16 per cento ha segnalato l’assenza di supporto psicologico e l’11 per cento gli effetti collaterali della terapia.

I suggerimenti proposti più frequentemente sono stati il miglioramento delle informazioni date riguardo alla malattia e alle cure (45 per cento), l’indirizzamento verso gruppi di pazienti (42 per cento), la necessità di supporto psicologico (43 per cento), la maggiore rapidità nell’ottenere i risultati degli esami (24 per cento) e l’accessibilità ai centri di cura (16 per cento).