Clima, il grande caldo secca anche l’occhio

Vecchie e nuove minacce per le nostre finestre sul mondo

Occhio
(pixabay)

Ad attentare alla salute degli occhi non sono più solo gli stili di vita sbagliati con un uso massiccio di tablet e smartphone, l’alimentazione non corretta, lo stress, le disfunzioni metaboliche e ormonali, l’aumento dell’età media della popolazione. All’elenco già lungo di nemici si aggiunge ora anche l’impatto (osservato da diversi studi scientifici) dei cambiamenti climatici. Tra ondate di calore e aumento delle temperature medie ambientali, inquinamento, fumi e sostanze tossiche disperse nell’aria, sono tempi duri per la vista. Ad aggravarsi è la sindrome dell’occhio secco, che potrebbe entrare – stando alle evidenze raccolte dai ricercatori – fra le motivazioni con cui il ‘popolo di Greta Thunberg’ invoca un’azione da parte dei governi di tutto il globo.
Tanto più che l’allarme è già stato lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità, preoccupata per i numeri della Dry Eye Syndrome (Des), “troppo sottovalutati” dai servizi nazionali della salute: se a gennaio 2016 negli Usa il 48% della popolazione adulta presentava evidenti sintomi, per l’Italia pur in assenza di dati epidemiologici accertati si stima che ne soffra in qualche forma “il 25% della popolazione over 50 e 90 donne in menopausa su 100”, riferisce Lucio Buratto, direttore scientifico del Cios, il primo Centro italiano dedicato all’occhio secco, che da Milano inaugura il Mese della prevenzione, diagnosi e sensibilizzazione sulla patologia, promosso in collaborazione con la Clinica oculistica dell’università dell’Insubria di Varese. Da oggi, mercoledì 8 maggio, fino al 14 giugno nei diversi centri aderenti all’iniziativa lungo lo Stivale si potrà accedere (prenotandosi attraverso il sito del Cios) a visite gratuite e a una serie di esami diagnostici. Uno screening per rilevare eventuali anomalie nel sistema lacrimale.
Anomalie destinate ad avere una maggiore incidenza nei prossimi mesi estivi. Con l’aggravante del ‘grande caldo’ che ormai attanaglia il pianeta. “E’ indispensabile che gli ospedali si attrezzino per fronteggiare emergenze climatiche come le ondate di calore soprattutto nelle città, che sono quelle che risentono di più dell’impatto nocivo sulla salute”, avverte Buratto. “I nostri occhi risentono del nostro stile di vita – spiega Claudio Azzolini, direttore della Clinica oculistica e docente dell’ateneo di Varese – In particolare insonnia, fumo, alcol e una dieta sbilanciata favoriscono l’insorgenza di secchezza oculare, così come l’esposizione a temperature estreme, a un particolare tasso di umidità”. Oltre ai cambiamenti climatici, “anche l’inquinamento, e in particolare l’incremento della concentrazione di polveri sottili, è correlato con una sempre maggiore incidenza di sindrome dell’occhio secco. E’ stato dimostrato che la popolazione residente nelle grandi città ha una possibilità di soffrirne di 3-4 volte superiore a quella della popolazione residente in aree rurali“.
Le particelle inquinanti, chiarisce lo specialista, “si depositano sulla superficie oculare causando l’attivazione di pericolosi processi infiammatori che hanno come conseguenza un grave danno alle nostre ghiandole lacrimali e alla superficie oculare. In particolare causano una rottura della barriera formata dalle cellule dell’epitelio corneale con rischio di ulcerazione della superficie anteriore dell’occhio e conseguente insorgenza di forte dolore e scarsa visione”.
Tornando al clima, nell’ottobre scorso il National Institute of Health statunitense ha presentato uno studio del National Eye Institute durato oltre 3 anni, secondo cui in presenza di “scarsa umidità e temperature elevate i sintomi dell’occhio secco aumentano e si aggravano”. Il modello di indagine è stato applicato alle condizioni climatiche del territorio americano e dall’analisi dei dati è risultato un aumento esponenziale dell’insorgenza della patologia dell’occhio secco a partire dagli ultimi 20 anni. E’ stato ribadito che “il peggioramento delle condizioni del clima rappresenta un fattore trainante dell’aumento della gravità della malattia e che sia ragionevole attendersi che, perdurando la crescente mancanza di umidità e il diffondersi della desertificazione di aree sempre più estese, ci sarà un ulteriore intensificarsi della sintomatologia”. Dallo studio americano gli epidemiologi hanno ricavato “un grado di certezza sul fatto che le condizioni causate dal cambiamento climatico non solo sono fortemente associate alla sintomatologia della secchezza dell’occhio, ma ne siano una causa certa e determinante e a questa conclusione non eravamo ancora arrivati”. Anche il rapporto Global Change Research, che ogni 4 anni viene richiesto dal governo degli Stati Uniti, nel 2018 richiama l’attenzione sull’aggravarsi della patologia dell’occhio secco e sulle previsioni future. Tanto che in collaborazione con la Nasa è stato dato l’avvio a uno studio che ha portato a un elenco delle ‘città dall’occhio secco’, raccontano gli specialisti. Finora i centri monitorati sono un centinaio e nella classifica le prime città che hanno rilevato negli abitanti un’evidenza maggiore di secchezza oculare sono Las Vegas, Atlanta, Honolulu.
“L’occhio va difeso, è uno dei più complessi e fragili punti sensibili del nostro organismo, è esposto a rischi di cui dobbiamo essere consapevoli – incalza Buratto – Potenziali assalitori sono dunque anche il grande caldo, il riscaldamento globale, l’aumento molto evidente dell’irraggiamento solare e la conseguente mancanza di pioggia e quindi una minore umidità”. I sintomi dell’occhio secco vanno dal bruciore alla lacrimazione irregolare, dal bisogno di lavarsi e strofinarsi le palpebre alla difficoltà ad aprire gli occhi spontaneamente al mattino, fino alla presenza di secrezione e filamenti. Quando la sindrome si aggrava compaiono la sensazione di corpo estraneo e di secchezza, la fotofobia, il dolore anche notturno legato alle alterazioni corneali, i disturbi della visione legati all’astigmatismo irregolare che si crea sulla superficie corneale alterata.
Come proteggersi? Evitando l’esposizione diretta a sistemi di condizionamento, luoghi ventosi o ventilati, ambienti troppo secchi e scarsi di umidificazione; riducendo o eliminando il fumo; evitando l’uso di creme irritanti o prodotti fastidiosi nella zona perioculare; sospendendo o limitando l’uso di lenti a contatto corneali; usando occhiali da sole in caso di forti esposizioni a raggi Uva o Uvb o in caso di ambienti polverosi; impiegando impacchi tiepidi nell’area perioculare (acqua e malva, bicarbonato o acqua borica); arricchendo l’alimentazione con vitamina B3, B6, B12, Omega 3; aumentando l’assunzione di acqua e liquidi in generale.

FONTE: AdnKronos