Cities Changing Diabetes: Roma passa all’azione per sconfiggere diabete e obesità

Presentato il Report “Roma Cities Changing Diabetes - Diabete Tipo 2 e Obesità nell’area di Roma Città Metropolitana” con dati quantitativi demografici, clinico - epidemiologici e sulla percezione della salute raccolti nella capitale

Il progetto internazionale Cities Changing Diabetes festeggia quest’anno il suo quinto compleanno.
Per i romani la salute al primo posto tra i requisiti di una città vivibile.
A Roma 290.000 i residenti con diabete. Poste le basi per un Action Plan triennale per affrontare diabete tipo 2 e malattie croniche non trasmissibili nella metropoli.

Diabete
(pixabay)

ROMA – Si stima che nell’area metropolitana di Roma vivano quasi 290.000 persone con diabete, ovvero tre quarti delle persone con diabete residenti nel Lazio, e quindi con un rischio maggiore di incorrere in ictus, infarto, perdita della funzionalità renale, amputazioni e perdita della vista. Sono i soggetti socialmente svantaggiati a essere i più colpiti, soprattutto quelli che risiedono nelle aree periferiche della metropoli, gli stessi che risultano essere anche i più insoddisfatti dei servizi erogati dal comune. Un dato che richiede un intervento, soprattutto in considerazione del fatto che la maggior parte dei cittadini romani consideri la salute al primo posto tra i requisiti fondamentali per una città vivibile, ancor più di possibilità di lavoro e sicurezza.
Questi sono solo alcuni dei dati che emergono dal “Roma Cities Changing Diabetes Report – Diabete Tipo 2 e Obesità nell’area di Roma Città Metropolitana”, presentato oggi a Roma in Campidoglio presso la sala Laudato si’ del Palazzo Comunale e che raccoglie dati quantitativi demografici, clinico-epidemiologici e sulla percezione della salute nella metropoli. Al Report, realizzato nell’ambito del progetto internazionale Cities Changing diabetes e coordinato in Italia e a Roma dall’Health City Institute, hanno collaborato il Ministero della Salute, l’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Roma Città Metropolitana, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Istat, la Fondazione Censis, Coresearch, l’Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, Medi-Pragma e tutte le Università di Roma, le Società scientifiche del diabete, in particolare Marco Baroni – Presidente Società Italiana di Diabetologia Lazio e Lelio Morviducci – Presidente Associazione Medici Diabetologi Lazio, le Società Scientifiche dell’obesità e le Associazioni pazienti, in particolare Lina Delle Monache – Presidente Federdiabete Lazio e le Associazioni di cittadinanza.
“Dai dati raccolti nel Report, emerge chiaramente la necessità di implementare strategie efficaci in grado di raggiungere i soggetti socialmente svantaggiati, aumentando l’accessibilità ad attività di prevenzione e cura del diabete. Un miglioramento degli approcci educativi e informativi rivolti ai soggetti vulnerabili può beneficiare di un maggiore coinvolgimento delle farmacie e da un rafforzamento delle reti sociali. Infine, stili di vita più adeguati possono essere promossi attraverso un aumento nelle aree più svantaggiate delle infrastrutture a basso costo ed alto impatto, che facilitino lo svolgimento di attività fisica. Queste sono le premesse su cui si dovrà fondare l’action plan per sconfiggere quello che ormai è definito diabete urbano, che è la terza fase del programma Cities Changing Diabetes, primo progetto al mondo di Urban Diabetes e che ha come obiettivo lo studio dell’impatto del diabete nei grandi contesti urbani”, afferma Andrea Lenzi Presidente dell’Health City Institute e Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che prosegue: “Uno degli aspetti più importanti emerso dal programma, grazie ai dati raccolti finora, è che il diabete è una malattia molto complessa, influenzata sia dal rischio individuale sia da fattori sociali e culturali. Con il fenomeno dell’urbanizzazione i fattori sociali come le ristrettezze finanziarie, la mancanza di tempo, i limiti di accesso alle risorse, compresi quelli dovuti ad aspetti geografico-territoriali, hanno acquisito una ancora maggiore importanza negli ultimi anni nel determinare il rischio di sviluppare la malattia”.
“Mettendo in relazione la prevalenza del diabete nelle diverse zone dell’area metropolitana di Roma con indicatori socio-economici e relativi alle abitudini di vita, come istruzione, risorse disponibili, situazione lavorativa, mobilità, si è osservata una correlazione fra basso stato socio-economico e aumentato rischio di diabete”, dice Antonio Nicolucci, Direttore di Coresearch “Infatti, i distretti sanitari con prevalenza maggiore di diabete sono caratterizzati da più bassi livelli di scolarizzazione, più alti livelli di disoccupazione e da un’elevata percentuale di residenti che si muovono in macchina. Inoltre, nonostante l’invecchiamento della popolazione rappresenti un noto fattore di rischio, i distretti caratterizzati da una più alta prevalenza di diabete sono anche contraddistinti da un più basso indice di vecchiaia, suggerendo, quindi, che nei distretti con più elevata prevalenza di soggetti economicamente svantaggiati non solo il diabete è più frequente, ma insorge anche in età più precoce”, conclude.
“Dall’analisi qualitativa sulla vulnerabilità sociale al diabete condotta su un campione di persone con diabete tipo 2 residenti nell’area metropolitana di Roma, anche il peso del luogo di vita rispetto alle possibilità di gestione della malattia è risultato molto importante”, afferma Ketty Vaccaro, coordinatore di Roma Cities Changing Diabetes e responsabile Area Salute e welfare Fondazione Censis che prosegue “sono emersi ostacoli alla prevenzione, al benessere e al controllo della malattia legati alla dimensione urbana e al contesto di vita, che hanno bisogno di essere necessariamente affrontati con politiche multidimensionali e non solo sanitarie. Le scelte legate all’organizzazione dei luoghi e le trasformazioni urbane che si sono susseguite e caratterizzano la complessità del territorio del comune di Roma, così come dell’intera area metropolitana, possono avere infatti un grande impatto sulle opportunità, sugli stili di vita e sulla qualità della vita delle persone che affrontano questa malattia”.
Come scrive nella prefazione del Roma Cities Changing Report l’Assessore allo Sport, Politiche Giovanili e ai Grandi Eventi del Comune di RomaDaniele Frongia “potremmo oggi parlare di necessità di urbanizzazioni nuove, oppure più semplicemente di poter avere e adattare le città perché divengano città a misura d’uomo. Un’idea interessante perché guarda non solo ad accompagnare le esigenze legate ai ritmi lavorativi delle persone ma ricerca livelli di qualità di vita adeguati, dove tra le prime cose si evidenzia il miglioramento della mobilità sostenibile che permetta al cittadino di muoversi largamente a piedi all’interno della città”.
“Occorre identificare strategie efficaci per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadini dell’importanza della promozione della salute nei contesti urbani, guardando alla sempre maggiore urbanizzazione con uno sguardo innovativo, affrontando il carico di onerosità che le malattie croniche comportano, immaginando un nuovo modello di welfare urbano che necessariamente inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città ma che non può che essere affrontato attraverso un maggiore coordinamento istituzionale. Il coinvolgimento dell’Italia e della città di Roma nel progetto Cities Changing Diabetes interessa non solo l’Amministrazione di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, ma stimola tutta l’Associazione dei Comuni italiani nella ricerca di soluzioni per migliorare la qualità di vita dei cittadini e delle persone con diabete” commenta Roberto Pella, co-Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vice Presidente Vicario ANCI.
Il progetto internazionale Cities Changing Diabetes, nato in Danimarca e promosso dall’University College London (UCL) e dal danese Steno Diabetes Center, con il contributo dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk, in collaborazione con istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, festeggia quest’anno il suo quinto compleanno. Il progetto, oltre a Roma, la prima città italiana ad aver aderito due anni fa, e Milano, che ha deciso di partecipare quest’anno, ha già coinvolto metropoli come Beirut, Buenos Aires, Città del Messico, Copenaghen, Giacarta, Hangzhou, Houston, Johannesburg, Kōriyama, Leicester, Madrid, Merida, Pechino, Shanghai, Tianjin, Vancouver e Xiamen.
“Ad oggi nel progetto sono stati coinvolti 140 esperti, che hanno permesso di far sì che lo studio condotto su Roma, abbia caratteristiche di impostazione metodologica ben definite” dichiara Federico Serra, Direttore Cities Changing Diabetes Italia, che aggiunge “Ora siamo chiamati alla fase più impegnativa, ovvero la realizzazione di un Action Plan triennale, che possa indicare le azioni da mettere in atto per arrestare lo sviluppo pandemico di obesità e diabete tipo 2 a Roma, la metropoli con il maggior numero assoluto di persone con diabete nel nostro Paese”.

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FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting