Viaggi esotici? Superbatteri souvenir per 500 mila italiani

Un superbug per souvenir. Quasi 500 mila vacanzieri italiani uno su 4 dei circa 2 milioni che sceglieranno mete esotiche

Viaggi esotici
Foto di Michelle Maria da Pixaby

A fine estate torneranno a casa con un ‘ricordino’ invisibile, ma insidioso: un’infezione da superbatteri resistenti agli antibiotici, pronti a farsi strada nell’organismo innescando una “bomba a orologeria” e un effetto domino di contagi. E’ il monito lanciato dagli esperti del Gisa, Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, in occasione del convegno ‘Antimicrobial Stewardship Toscana’ in programma a Pisa il 12 giugno. Il rischio di sviluppare malattie difficili da curare con i farmaci antibatterici standard, avvertono, è particolarmente alto per gli under 30. ‘Globetrotter’ che restano lontani anche per mesi, più avventurosi e avvezzi a spingersi negli angoli più remoti del mondo.
Secondo i dati più recenti a disposizione degli specialisti del gruppo, il 10% dei 18 milioni di italiani che ogni anno si recano all’estero opta per destinazioni tropicali o subtropicali. Poco meno di 2 milioni di connazionali, dei quali “circa il 25% rientra colonizzato da germi resistenti agli antibiotici”, spiega il presidente del Gisa Francesco Menichetti, docente di Malattie infettive all’università di Pisa. “Succede soprattutto ai 20-30enni – aggiunge – che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e aree più a rischio per ‘brutti incontri'”.
I batteri resistenti, precisa l’esperto, “possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come il Sudest asiatico, l’Africa, il Sudamerica e tutte le nazioni a basso-medio reddito, e costituiscono un rischio per il viaggiatore stesso e per la sua comunità al rientro: se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti. Basta poco per passare loro i germi”, ammonisce Menichetti: “E’ sufficiente un’igiene scarsa delle mani per diventare ‘untori'”. E “purtroppo, un germe resistente agli antibiotici che contagi un anziano diventa un problema serio, perché le armi a disposizione sono spuntate e le capacità di reazione del paziente scarse a causa dell’età e spesso di altre malattie concomitanti”.
Ma quali sono queste superinfezioni-souvenir? “Accanto ai rischi classici come Dengue, malaria o diarrea del viaggiatore – evidenziano gli specialisti – esistono anche pericoli più subdoli connessi alle vacanze: chi è colonizzato da germi resistenti, infatti, non necessariamente sviluppa sintomi eclatanti, ma ha addosso una sorta di ‘bomba a orologeria’ pronta a esplodere”.
Siamo abituati a pensare di poter essere contagiati dai batteri resistenti solo in contesti ospedalieri, ma non è così“, chiarisce Menichetti: “Anche i viaggi in Paesi tropicali e subtropicali sono un fattore di rischio. Secondo le stime, su 100 mila viaggiatori che restano un mese all’estero, uno su due avrà disturbi durante il viaggio, 8 mila dovranno recarsi dal medico, 5 mila saranno costretti almeno un po’ a letto e 300 saranno ricoverati nel corso della vacanza o al rientro. Sono soprattutto questi soggetti a essere ad alto rischio di colonizzazione da parte di germi resistenti”.
“Così – suggerisce il numero uno del Gisa – se durante la vacanza si è avuto un episodio di diarrea o una febbre, se si sono dovuti prendere antibiotici, se si è stati ricoverati o si è andati in un Pronto occorso per qualsiasi motivo, ma anche se si è stati in viaggio molto a lungo, è importante sospettare che ci possa essere stata una colonizzazione batterica. Rivolgersi al medico ed eventualmente sottoporsi a un tampone rettale per verificarlo può essere opportuno, soprattutto se si vive a stretto contatto con persone anziane o pazienti fragili”.
“La prevenzione è tuttavia la migliore alleata”, puntualizza Menichetti. “Quando si viaggia in Paesi a rischio e dalla scarsa igiene – ricorda – è opportuno fare estrema attenzione all’igiene delle mani e all’alimentazione, evitando cibi crudi, le bibite non imbottigliate e il ghiaccio aggiunto alle bevande”.

Ecco dunque le regole del Gisa per non rischiare in viaggio e al rientro:

1) Lavare sempre con cura le mani, soprattutto prima di mangiare;
2) Non mangiare verdure o altri cibi crudi, ma preferire sempre gli alimenti ben cotti;
3) Evitare i gelati e il ghiaccio da aggiungere alle bevande;
4) Bere solo da bottiglie sigillate;
5) Se in viaggio si è avuta diarrea, febbre, si è stati in un Pronto soccorso di un Paese tropicale o subtropicale per un qualsiasi motivo, rivolgersi al medico al rientro per valutare l’opportunità di un tampone rettale per verificare che non ci sia una colonizzazione di batteri resistenti.

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Foto di pasja1000 da Pixabay

 

 

 

 

 

 

 

FONTE: AdnKronos