Contatto con meduse, ecco tutto quello che c’è da sapere

Dai medici specialisti del Bambino Gesù di Roma arrivano le risposte ad alcune domande e qualche consiglio

Meduse
Foto di Sharon Ang da Pixabay

L’avvistamento nelle acque della Cornovaglia di una medusa gigante ‘a coperchio’ grande all’incirca come un essere umano, ha rilanciato l’allarme sui possibili rischi per l’uomo. Dagli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma arrivano le risposte ad alcune domande e qualche consiglio su cosa fare in caso di contatto con questi affascinanti animali marini, composti per lo più di acqua e capaci di irritare la nostra pelle.
“La medusa non punge, né morde – evidenziano i medici – I suoi tentacoli emettono una sostanza urticante per la pelle, che causa irritazioni cutanee dolorose, gonfiore e arrossamento. Per avere questa reazione cutanea, non è necessario essere sfiorati dalla medusa: basta solo entrare in contatto con il liquido urticante che libera attraverso i suoi filamenti”.
Cosa si sente al contatto con la medusa? “Al primo contatto tra la pelle e la medusa, il bambino percepisce un forte bruciore e dolore – rispondono gli esperti – Subito dopo la pelle si irrita, diventa rossa, e compaiono piccoli pomfi (rigonfiamento della cute), tipo orticaria. La sensazione di bruciore comincia ad attenuarsi dopo 10-20 minuti. Poi il bimbo inizia ad avvertire un intenso prurito. Se viene colpita un’area più estesa del 50% del corpo del bimbo, l’intensità di dolore e del bruciore può diventare insopportabile”.
Cosa fare in caso di contatto? “La prima cosa da fare è tranquillizzare il bambino e farlo respirare normalmente. Se si è vicini alla riva, farlo uscire dall’acqua – avvertono i medici dell’ospedale della Santa Sede – Se ci si trova a largo, sorreggere il bambino e richiamare l’attenzione per farsi aiutare, specie se anche l’accompagnatore è venuto a contatto con la medusa. Per prima cosa verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle e, nel caso, eliminarle delicatamente con le mani. Se non si dispone di medicamenti, può essere utile far scorrere acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata”.
Come si deve curare la parte irritata? “La medicazione corretta consiste nell’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio – suggerisce il Bambino Gesù – Il gel astringente ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine. Purtroppo non è ancora diffusa in Italia l’abitudine di portare con sé questo gel, che è utile anche per le punture di zanzara. In mancanza di questa pomata, si può usare una crema al cortisone anche se ha un effetto più ritardato (entrano in azione dopo 20-30 minuti dall’applicazione), cioè quando il massimo della reazione si dovrebbe già essere spenta naturalmente”.
Inoltre occorre “evitare di grattarsi o di strofinare la sabbia sulla parte dolorante. E non usare medicazioni estemporanee con ammoniaca, aceto, alcool o succo di limone: peggiorerebbero la situazione”.
Ma quando ci si deve preoccupare? “Se immediatamente dopo il contatto, la reazione cutanea si diffonde e compaiono difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta: si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il personale di pronto soccorso”, rimarcano i medici. L’area di pelle colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente. “Per evitare che la pelle si macchi, è bene evitare pomate antistaminiche e occorre tenere coperta, o ben protetta da uno schermo solare, l’area colpita, fino a quando la razione infiammatoria non scompare (non più di due settimane)”, conclude il Bambino Gesù.

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Meduse, tutto quello che c’è sapere

 

 

 

 

 

 

 

FONTE: AdnKronos