Artrite psoriasica

Buoni risultati per guselkumab su sintomatologia articolare e clearance cutanea completa in pazienti con precedente fallimento a farmaci anti-TNF-alfa

Presentati ad EULAR 2021 i dati a un anno dello studio di fase 3b COSMOS, il primo di una terapia con inibitore selettivo dell’interleuchina (IL)-23 in una popolazione di pazienti refrattari a farmaci anti-TNF-alfa.

Il 57,7 per cento dei pazienti ha ottenuto un miglioramento di almeno il 20 per cento dei sintomi articolari (ACR20) ed il 53,4 per cento ha raggiunto la clearance cutanea completa (PASI 100).

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Foto di Steve Buissinne da Pixabay

COLOGNO MONZESE (MI) – Janssen, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, ha presentato al Congresso European League Against Rheumatism (EULAR), appena conclusosi, nuovi dati di efficacia e sicurezza di guselkumab. In particolare, sono stati presentati i dati dello studio di fase 3b COSMOS, il primo con inibitore selettivo dell’interleuchina (IL)-23 in pazienti adulti con artrite psoriasica attiva e risposta inadeguata o intolleranza ai farmaci anti-TNF-alfa (TNFi-IR), spesso i pazienti più difficili da trattare. Nello studio, alla settimana 24, i pazienti TNFi-IR trattati con guselkumab hanno mostrato un miglioramento dei sintomi articolari e una clearance cutanea completa in percentuali significativamente più alte rispetto al placebo. Guselkumab è l’unica terapia con inibitore selettivo dell’IL-23 approvata per il trattamento di adulti con psoriasi a placche (Pso) da moderata a grave che siano candidati ad una terapia sistemica, nonché di adulti con artrite psoriasica attiva (PsA) che hanno avuto una risposta inadeguata o che hanno mostrato intolleranza a una precedente terapia con farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD).

L’artrite psoriasica è una malattia immuno-mediata, cronica e progressiva, caratterizzata da dolore, rigidità e gonfiore sia delle articolazioni periferiche che assiali, nonché da prurito e fastidio per le lesioni cutanee. Le persone che convivono con la PsA possono anche soffrire di disturbi del sonno, affaticamento, stress e depressione. Altri dati presentati da Janssen all’EULAR mostrano che la gravità dei sintomi cutanei e articolari della PsA è significativamente associata a una maggiore perdita di produttività lavorativa e a un maggiore impatto sulle attività quotidiane extra lavorative.

“Le diverse manifestazioni e la potenziale gravità dell’artrite psoriasica rendono impegnativo, ma fondamentale, offrire trattamenti sicuri e durevoli nel tempo. Un certo numero di pazienti, infatti, non raggiunge i target terapeutici di remissione/ridotta infiammazione con i farmaci ad oggi disponibili. In particolare, alcuni non rispondono bene alle terapie TNFi, altri lo fanno, ma hanno una perdita di risposta nel tempo,” afferma uno degli sperimentatori dello studio, Laure Gossec, M.D., Ph.D., Professor of Rheumatology, Pitie-Salpetriere Hospital e Pierre & Marie Curie University, Parigi, Francia. “Questi risultati dello studio COSMOS confermano che guselkumab è un’opzione terapeutica importante per i pazienti adulti affetti da artrite psoriasica, con un meccanismo d’azione innovativo, che permette di gestire la malattia anche in pazienti complessi, refrattari ad una o più terapie precedenti”.

I risultati dello studio COSMOS mostrano:

  • significativo miglioramento dei sintomi articolari: il 44,4 per cento dei pazienti trattati con  guselkumab, contro il 19,8 per cento dei pazienti che hanno ricevuto il placebo, ha ottenuto un miglioramento di almeno il 20 per cento nei criteri dell’American College of Rheumatology (ACR20) alla settimana 24, l’endpoint primario dello studio. I tassi di risposta ACR20 sono aumentati a un anno (57,7 per cento dei pazienti trattati con guselkumab alla settimana 48, utilizzando l’imputazione dei non rispondenti [NRI]; con questo metodo di analisi, i pazienti con dati mancanti sono stati considerati non rispondenti). Guselkumab si è mostrato superiore al placebo anche nella percentuale di pazienti che hanno raggiunto l’ACR50, nel miglioramento della funzionalità fisica (Health Assessment Questionnaire Disability Index [HAQ-DI]) e negli esiti di salute generale (Short Form [SF]-36 e Physical Component Summary [PCS]).1,e Il miglioramento medio della funzionalità fisica è aumentato a un anno, così come si sono osservati tassi di risoluzione più elevati per entesite e dattilite (infiammazioni dei tessuti molli misurata rispettivamente dal Leeds Enthesitis Index [LEI] e dal Dactylitis Severity Score [DSS]).
  • clearance cutanea completa: alla settimana 24, la proporzione di pazienti, con al basale un coinvolgimento psoriasico ≥3 per cento della superficie corporea e un punteggio Investigator’s Global Assessment (IGA) ≥2, che raggiungeva la clearance cutanea completa (100 per cento di miglioramento nel Psoriasis Area Severity Index [PASI]), era significativamente più alta tra quelli che ricevevano guselkumab rispetto al placebo (30,8 per cento vs 3,8 per cento). Ad un anno (settimana 48), i tassi di risposta PASI 100 sono aumentati al 53,4 per cento dei pazienti trattati con guselkumab (utilizzando NRI).
  • consistente profilo di sicurezza: guselkumab ha mostrato un profilo di sicurezza coerente, con basse percentuali di eventi avversi (AE) che hanno portato all’interruzione del trattamento e di AE gravi (SAE). Fino alla settimana 56, per i pazienti randomizzati a guselkumab che avevano ricevuto almeno una somministrazione del farmaco, sono stati rilevati 149,3 AE, 6,2 SAE e 3,6 AE che hanno portato all’interruzione del trattamento per 100 pazienti-anno. Inoltre, si sono avute 39,7 infezioni e 0,5 infezioni gravi per 100 pazienti-anno.

Al congresso EULAR, oltre allo studio COSMOS, sono stati presentati anche altri dati sull’efficacia e la sicurezza di guselkumab, che hanno evidenziato:

  • miglioramento rapido e duraturo dei sintomi articolari e clearance cutanea completa:
    • nello studio DISCOVER-2 in artrite psoriasica attiva, i solidi tassi di risposta osservati alla settimana 24 per i sintomi articolari (ACR20/50/70), la clearance cutanea (PASI 90/100), il miglioramento della funzionalità fisica (HAQ-DI) e la risoluzione di entesite e dattilite sono persistiti per due anni, anche quando i tassi di risposta a lungo termine sono stati valutati in modo conservativo usando l’NRI. L’88 per cento  dei pazienti trattati con guselkumab (652/739) ha completato la settimana 100 dello studio, con bassi tassi di progressione radiografica del danno strutturale articolare osservati nelle settimane 52-100 (POS1027);
    • negli studi DISCOVER-1 e DISCOVER-2, guselkumab ha dimostrato miglioramenti significativi nelle singole componenti dei criteri ACR già alla settimana 4. Nelle prime fasi di entrambi gli studi, sia i pazienti sia i medici sono stati in grado di individuare miglioramenti nei segni e nei sintomi dell’artrite che hanno rapidamente seguito (entro una valutazione) le riduzioni dell’infiammazione sistemica basata sui livelli di proteina C-reattiva (AB0525);
    • in un’analisi post hoc congiunta dei dati degli studi DISCOVER-1 e -2 nei pazienti con sintomi assiali e sacroileite confermata dall’imaging, guselkumab ha portato a punteggi medi numericamente più bassi per tutti e sei i componenti del Bath Ankylosing Spondylitis Disease Activity Index (BASDAI) rispetto al placebo già alla settimana 8 e fino alla settimana 24, con punteggi medi mantenuti alla settimana 52 utilizzando l’NRI (AB0524);
  • consistente profilo di sicurezza:
    • i dati congiunti degli studi in PsA, DISCOVER-1 e DISCOVER-2, e degli studi in Pso, VOYAGE 1 e VOYAGE 2, hanno mostrato che il profilo di sicurezza di guselkumab è coerente tra i pazienti con PsA e Pso, fino ad un anno. La diminuzione nella conta dei neutrofili e l’incremento delle transaminasi epatiche – generalmente lieve, transitorio e senza conseguenze – sono state in un certo qual modo più comuni nei pazienti con PsA rispetto a Pso (AB0528). In un anno di follow-up, i tassi di eventi avversi gravi (SAE) a carico dell’apparato gastrointestinale sono stati bassi. Non sono stati riportati casi di uveite, infezioni opportunistiche o nuova insorgenza/esacerbazione di malattie infiammatorie intestinali nei pazienti trattati con guselkumab. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza ad un anno (POS1031);
  • attività fisica, sociale e lavorativa:
    • in una valutazione dello studio DISCOVER-2, i T-score medi osservati hanno mostrato un miglioramento dal basale alla settimana 24 nei pazienti trattati con guselkumab rispetto al placebo in tutti i sette domini dello strumento Patient-Reported Outcomes Measurement Information System-29 (PROMIS-29): ansia, depressione, affaticamento, interferenza del dolore, funzionalità fisica, disturbi del sonno e partecipazione sociale. Tali miglioramenti sono stati mantenuti fino alla settimana 52 (POS1029);
    • nei pazienti con PsA attiva che al basale lavoravano, i miglioramenti della produttività lavorativa e dell’attività non lavorativa sono risultati maggiori con guselkumab rispetto al placebo alla settimana 24 e si sono mantenuti fino alla settimana 52. I miglioramenti dimostrati possono produrre un risparmio sui costi indiretti associati alla produttività lavorativa (POS1026).

“Questi risultati migliorano la nostra comprensione dell’efficacia di guselkumab nel trattamento delle varie manifestazioni dell’artrite psoriasica attiva”, ha dichiarato Alyssa Johnsen, M.D., Ph.D., Vice President e Rheumatology Disease Area Leader, Janssen Research & Development, LLC. “Le persone con artrite psoriasica attiva convivono con disturbi delle articolazioni, della cute e dei tessuti molli, ma sperimentano anche un impatto sulla funzionalità fisica e sul benessere sociale e psicologico. Siamo impegnati a proseguire la nostra ricerca nell’artrite psoriasica per far progredire le terapie ed aiutare più pazienti a raggiungere i loro obiettivi di trattamento”.

Quest’anno è previsto il trattamento del primo paziente arruolato nel nuovo studio di fase 3b APEX (NCT04882098), con estensione a lungo termine di tre anni, per valutare ulteriormente l’efficacia di guselkumab sull’inibizione della progressione radiografica del danno strutturale articolare nei pazienti con PsA attiva.

FONTE: Ufficio Stampa HealthCom Consulting (Laura Fezzigna).