Pediatria: la sessualità adolescenziale corre sul web

A Baveno (VB) il 21 e 22 settembre il 2° Congresso nazionale SiMPeF (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia) – Tra i tanti temi: il rapporto degli adolescenti con il sesso e la crescita di fenomeni preoccupanti come il “sexting”; la necessità, al di là di ogni spending review, di ottimizzare le risorse per garantire l’alta qualità delle cure pediatriche fornita dal pediatra di famiglia – In cantiere, dalla collaborazione tra SiMPeF, Istituto Mario Negri e Associazione Culturale Pediatri, il Prontuario dei farmaci essenziali in campo pediatrico

“Il 74% degli adolescenti maschi, e il 37% delle femmine di pari età, ricorre al web per fare sesso, vedere sesso, sapere tutto sul sesso o cercare un partner; un dato che colpisce e che molto spesso i genitori sottovalutano”, esordisce il sessuologo Maurizio Bini, Direttore del Centro Riproduzione e del Centro dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (ONIG) presso l’Ospedale Niguarda di Milano, alla presentazione del 2° Congresso nazionale del Sindacato Medici Pediatri di Famiglia (SiMPeF), che si svolgerà a Baveno (VB) il 21 e 22 settembre e vedrà il tema della sessualità nell’adolescente tra i principali affrontati nel corso dei lavori.

“Il congresso nazionale di un’organizzazione che rappresenta il pediatra di famiglia oggi – spiega Rinaldo Missaglia, Presidente SiMPeF – ha sempre di più due facce: quella medica e quella politico-sanitaria. La figura del pediatra di famiglia è un’istituzione unica del servizio sanitario italiano. Esiste, infatti, solo nel nostro Paese e accompagna i genitori nel difficile compito di far crescere sano il proprio bambino, dalla nascita sino allo sviluppo sessuale: dagli 0 ai 16 anni. Il nostro compito, quindi, è duplice. Da un lato, ci occupiamo dell’aggiornamento e della formazione dei nostri associati, per curare al meglio i piccoli pazienti, educare loro e i loro genitori a prevenire le malattie che potrebbero svilupparsi nell’età adulta, sostenerli e guidarli nella difficilissima fase del cambiamento adolescenziale. Dall’altro, dobbiamo impegnarci a sostenere e difendere il patrimonio che il nostro ruolo rappresenta, operando di concerto con il Ministero della salute e le Regioni per ottimizzare e sfruttare al meglio le risorse disponibili e riuscire a garantire la qualità delle cure che il pediatra di famiglia eroga e che le famiglie mostrano di apprezzare.”

Secondo un’indagine condotta recentemente in Lombardia, l’87% dei genitori si ritiene soddisfatto del proprio pediatra di famiglia, al punto che l’85% lo consiglierebbe a parenti e amici e lo sceglierebbe di nuovo. Inoltre, la fiducia riposta porta 7 famiglie su 10 a considerare il pediatra di famiglia proprio punto di riferimento principale per consigli e informazioni in merito alla salute del bambino.

Il tema della sessualità adolescenziale è quanto mai attuale, secondo Maurizio Bini, perché “l’anticipo dei tempi di maturazione fisica e il ritardo di acquisizione del senso di autonomia e responsabilità hanno prolungato la fascia temporale dell’adolescenza. Se fino a poco tempo fa si stimava nel 60% la percentuale di giovani che praticavano la prima sessualità di coppia in età adolescenziale, tale valore ha subito significativi incrementi. Inoltre – prosegue Bini – la rivoluzione informatica ha complicato le cose perché ha consentito nuovi percorsi, spesso incomprensibili per le generazioni precedenti, per la soddisfazione sessuale individuale.”

Emergono, infatti, prepotentemente fenomeni come il “sexting”, dalle parole inglesi sex (sesso) e texting (pubblicare testo), un neologismo che indica l’invio di immagini sessualmente esplicite o di testi inerenti al sesso attraverso i mezzi informatici. “Il sexting è una pratica che segue un suo rituale ben preciso: il fotografarsi nudi o in pose provocanti, il farlo ovviamente di nascosto dai genitori, l’inviare le immagini per MMS o email. Secondo una recente indagine, il 20% degli adolescenti ha inviato queste immagini e il 40% le ha ricevute, il che significa che non esiste solo il sexting attivo, ma anche quello passivo, non voluto, ma ugualmente rischioso per lo sviluppo dell’identità sessuale del giovane”, dice Bini.

“Inoltre, il 25% degli adolescenti che pratica il sexting, in maniera assolutamente irresponsabile per le conseguenze, invia le proprie immagini non solo al partner o all’amico/a in cui ripone piena fiducia, ma a più persone”, aggiunge ancora.

Un altro fenomeno in crescita, ancorché più tradizionale, è la ricerca di materiale sessualmente esplicito sul web. “Esistono circa 2 miliardi di siti pornografici. Una possibilità di scelta infinita di immagini che può provocare nel giovane evidenti ripercussioni sulla sessualità agita, e in particolare sul rapporto di fedeltà al partner – spiega Bini. Infatti, proprio per quest’ampia disponibilità, diversamente da quanto avveniva ai nostri tempi, si crea un rapporto con le immagini e l’immaginazione instabile; non si è fedeli al partner ‘fantasma’, lo si sarà probabilmente meno anche con il partner reale”, conclude Bini.

“Quanti genitori hanno una seppur minima idea di tutto ciò? Quanti possono avere bisogno di un professionista competente, preparato, capace di assisterli, anche da un punto di vista medico, ad affrontare questa fase della vita dei propri figli? Come tutto questo incide sul nostro ruolo? Sono quesiti a cui una pediatria di famiglia moderno deve prepararsi a rispondere ed è la ragione per cui abbiamo dedicato al tema un ruolo di primo piano nel nostro congresso”, commenta Missaglia.

“La sessualità nell’adolescente, la comparsa del diabete di tipo 2 nei giovani, il rischio cardiovascolare in età pediatrica, il disturbo mentale in età evolutiva saranno i temi clinici che affronteremo a Baveno”, dice Claudio Frattini, Responsabile del Dipartimento formazione permanente SiMPeF. “La nascita di un Prontuario di farmaci essenziali in pediatria, le prestazioni di particolare impegno professionale, il nuovo piano vaccinale nazionale, la farmaco-vigilanza in pediatria, invece, quelli di interesse professionale più strettamente assistenziale”, dice ancora.

“Un aspetto fondamentale per tutti noi oggi è quello dell’appropriatezza delle cure”, aggiunge Missaglia. Misure da spending review a parte, infatti, SiMPeF è da tempo impegnata nel duro esercizio di trovare soluzioni che, nell’ambito dei vincoli di bilancio delle Regioni, soddisfino tanto la professionalità del pediatra di famiglia quanto le attese delle famiglie. “Un esempio potrebbe essere il progetto che SiMPeF ha in cantiere in collaborazione con Istituto Mario Negri e Associazione Culturale Pediatri (ACP): la realizzazione di un Prontuario di farmaci da ritenere essenziali in campo pediatrico, da mettere a disposizione di tutti i pediatri italiani”, dice Missaglia.

Infatti, gli studi di farmacoepidemiologia descrivono un particolare profilo prescrittivo dei pediatri di famiglia italiani, con un elevato impiego di farmaci molto simili tra loro per struttura e meccanismo d’azione. “In un’indagine condotta in Lombardia nel 2006, e confermata nel 2008, sono stati prescritti, a circa 1 milione di bambini sotto i 14 anni, oltre 600 principi attivi, una quarantina dei quali rappresentano il 90% di tutte le prescrizioni”, spiega Maurizio Bonati, Capo del Dipartimento di Salute Pubblica, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. “In una successiva rilevazione – prosegue – si è cercato di approfondire e di valutare quali farmaci risultassero maggiormente ‘condivisi’ tra i pediatri. Si è visto che solo 22 farmaci erano prescritti da oltre il 75% dei pediatri; diventavano 42, se l’asticella veniva abbassata al 50% dei prescrittori. Al contrario, il 90% dei principi attivi era condiviso nella pratica prescrittiva da meno del 25% dei pediatri.”

“Questi dati confermano che, oggi, viene prescritta una pletora di farmaci cosiddetti me-too nonostante quanto indicato dalle linee guida nazionali e internazionali. Da qui l’idea di dare vita a un prontuario di farmaci da ritenere essenziali in campo pediatrico e di mettere in atto un progetto formativo volto a modificare abitudini prescrittive non conformi ai suggerimenti della letteratura”, dice ancora Bonati.

“Il progetto è partito lo scorso anno e ci auguriamo di poterne vedere presto i risultati. E’ dimostrato, tra l’altro, che l’intensificazione dei percorsi di formazione dei pediatri di famiglia sulla valutazione dell’appropriatezza delle cure, unita a campagne di informazione ai genitori affinché riducano le richieste immotivate di prescrizioni, contribuisce ad un uso più razionale dei farmaci e porta a un’importante riduzione della spesa. Un obiettivo, quest’ultimo, garantito anche da una migliore aderenza alle linee guida internazionali e all’impiego degli strumenti di self-help nella pratica clinica giornaliera”, conclude Missaglia.

 

FONTE: SiMPeF – Sindacato Medici Pediatri di Famiglia